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Con il contributo della Regione Lazio
Il progetto riguarda un’area interna del Lazio compresa nelle province di Viterbo e Rieti a sud dei relativi capoluoghi e tagliata dal fiume Tevere: dal lago di Vico
a Ovest, fino all’area Sabina a sud-ovest di Rieti, a sud fino a Vejano.
Il progetto è comunque aperto a sviluppi futuri, orientandosi a coprire
tutta l’area relativa ai due ambiti di interesse.

La Sabina

La Sabina ha una storia millenaria. È stata fin dall’antichità crocevia di cultura e di commercio lungo l’antica via del Sale. Il popolo italico dei Sabini, noto in tutto il mondo per il “Ratto delle Sabine” ad opera dei Romani, ha dato il suo nome a questa terra della provincia di Rieti, dal variegato e diversificato patrimonio storico paesaggistico che si snoda dalle dolci campagne fluviali della Valle del Tevere della Bassa Sabina, a confine con l’Umbria, per risalire la catena montuosa subappenninica laziale dell’Alto Reatino (Monti Lucretili e Monti Carseolani) confinante con l’Abruzzo. Aree naturali protette ed ecosistemi inalterati custodiscono un inestimabile patrimonio di biodiversità come alcune specie floreali, uniche in tutto il mondo, montagne, fiumi, torrenti e laghi (Lago del Salto e del Turano), riserve naturali (Tevere-Farfa e Monte Navegna e Monte Cervia) e sentieri come il Cammino Naturale dei Parchi. Una terra permeata di sacralità. Ancora oggi, si percepisce l’anima dell’antico culto della Dea Vacuna, la dea madre, dea della fertilità e della natura, detta “la Tacita”, come la definiva lo storico Plinio, silenziosa, incorruttibile e solamente intellegibile”, ma anche la sobrietà e l’austerità del Popolo dei Sabini, aurigi prediletti dai Romani e l’essenza spirituale del Cristianesmo. Non è un caso che in questi luoghi, lungo il suo cammino, San Francesco diede vita, nel 1223, al primo Presepio vivente della cristianità, lo stesso anno in cui scrisse la Regola definitiva dell’Ordine e, probabilmente, il Cantico delle Creature. La provincia accoglie la Valle Santa dove s’incrociano il Cammino di San Francesco e il Cammino di San Benedetto, immersa in un senso del sacro intimamente e intrinsecamente legato alla bellezza della natura, alla sua immanenza, che accompagnava il laborioso operato dell’uomo, nel lavorare la terra, scandendo le ore del giorno e delle stagioni.  Terra prediletta dai patrizi romani che costruirono le loro ville dove ritirarsi e dedicarsi all’ozio e alle coltivazioni. Il poeta Orazio trovò riposo e ispirazione in questa campagna. A lui è stata attribuita la villa presente nell’area archeologica del piccolo comune di Vacone. Grano, olio d’oliva e vino transitavano lungo il fiume Tevere, caricati sulle imbarcazioni ormeggiate agli approdi per giungere a Roma. Tra insediamenti di antiche ville e castra romani, la storia della Sabina si rinnova in epoca medievale, sotto l’egida della Chiesa e dei nobili feudatari, con incastellamenti duecenteschi e rinascimentali, dai quali sorgono gli antichi borghi che connotano questi luoghi, un tempo teatro di assedi e battaglie feroci tra nobili, truppe ecclesiastiche e attacchi saraceni. In questa terra si trovano l’Abbazia benedettina di Farfa, dove sostò nell’800 Carlo Magno durante il suo viaggio verso Roma, l’antico Santuario S. Maria di Vescovio, il Santuario di San Francesco, monasteri, chiese ed eremi (Eremo di San Michele o di San Cataldo).  La provincia di Rieti ha preservato la sua vocazione agricola con aziende e prodotti tipici locali sempre più biologici. Pascoli e colture, l’olio di oliva DOP, l’oro verde della Sabina, vini rossi e bianchi DOC e IGT. Tradizioni culinarie e ricette tipiche legate alla produzione stagionale, vendemmia, raccolta delle olive, castagne e tartufi. Pasta lavorata ancora a mano come stringozzi e strozzapreti: uno dei piatti tipici italiani più noti in tutto il mondo, ovvero la Pasta all’Amatriciana proviene dal Reatino.  Da un punto di vista dell’outdoor e delle attività sportive, la Sabina offre una varietà di itinerari escursionistici attraverso le riserve naturali, dove praticare il birdwatching e osservare la fauna selvatica con guide esperte, offre ippovie per gite a cavallo, sentieri motocross o mountain-bike; fiumi, torrenti e laghi per la pesca sportiva e attività come canoa, vela, rafting, falesie per il climbing e grotte per gli appassionati di speleologia. Il Centro Sportivo Nautico a Castel di Tora è una tappa dei Campionati mondiali di wakeboard. Sono presenti anche stazioni termali come le Terme di Clotilia con acque bicarbonato-sulfuree. Infine, tra le curiosità, la piazza San Rufo o San Ruffo a Rieti sarebbe il Centro d’Italia secondo un’antica tradizione rinascimentale risalente alla letteratura latina, che collocava nel reatino l’Umbilicus Italiae. 

La Tuscia

Notevoli le risorse della Tuscia, solcata dalle consolari Cassia e chiusa ad Est dal Tevere, un’area corrispondente alla provincia di Viterbo, fino a comprendere l’area all’estremo nord della provincia di Roma, circostante la zona del lago di Bracciano. Terra antica dove prosperarono non solo genti etrusche ma anche i Falisci, prediletta dai potenti Farnese oltre che da altre famiglie nobiliari, tra le quali i Ruspoli. La valenza ambientale dell’area è testimoniata dalla presenza di numerosi parchi e aree protette, dal Parco Naturale Regionale di Bracciano Martignano alla Riserva Naturale Regionale del Lago di Vico alle Forre di Corchiano, dal Monumento Naturale Valloni della via Francigena di Capranica al Parco Naturale Regionale della Valle del Treja. È inoltre patrimonio naturale Unesco la Faggeta vetusta Monte Cimino, a Soriano del Cimino. Il territorio è caratterizzato da una ricettività diffusa articolata in agriturismo, B&B, case vacanze.

A livello architettonico spicca senz’atro la pentagonale mole del Palazzo Farnese di Caprarola del Vignola, che domina il panorama fino al Monte Soratte, ma anche il Castello Orsini-Odescalchi di Bracciano, uno dei meglio conservati d’Italia. 

Non ancora valorizzata appieno la antica civiltà falisca che a Civita Castellana viene riproposta nel Museo Archeologico dell’Agro Falisco, gestito dal Polo Museale del Lazio: insieme al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma, è il più importante spazio espositivo della civiltà falisca. La ceramica per la quale gli antichi abitanti di Faleria erano noti nell’antichità sopravvive oggi nel Distretto della Ceramica che vede il proprio fulcro nella moderna Civita Castellana. Di pregio il Castello Ruspoli di Vignanello. 

Straordinaria la varietà delle produzioni tipiche dove primeggiano nocciole e castagne dei Monti Cimini, olio e vino. Tra le preparazioni si segnalano il frittellone di Civita Castellana, la pizza di Pasqua della Tuscia (dolce e a formaggio), la zuppa di ceci con castagne e cicoria, il pecorino e la porchetta viterbese, il fagiolo a carne di Fabrica di Roma, il prosciutto dei Monti Cimini, la porchetta viterbese, la pizza a fiamma di Vejano. 

Attengono al mondo rurale ma anche alla devozione le maggiori manifestazioni folkloristiche del territorio: la sagra della nocciola di Caprarola, il carnevale dei nasi rossi di Ronciglione, la festa dei Santissimi Eufizio e Filippo Neri di Carbognano, la sagra della castagna di Canepina, la sagra del ceciarello di Vejano.

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