
Sabina: la nuova terra per l’archeologia
Nuovi elementi rendono la Sabina una destinazione di interesse, da scoprire e conoscere: questa volta i riflettori si accendono sul patrimonio storico-archeologico. Scavi e cantieri aperti e grande attenzione degli archeologi e speleologi di tutto il mondo per i siti e i reperti rinvenuti negli ultimi anni. Grazie alla collaborazione con le università straniere, la Sabina si rivela una miniera ancora tutta da esplorare dell’antichità romana, ma anche del Neolitico.
Negli ultimi anni i cantieri-scuola internazionali hanno contribuito a riportare alla luce ville romane e antichi templi. A partire dalla Rutgers University Neawark del New Jersey che ha fatto riemergere nel 2014, la Villa D’Orazio, a Vacone, passando per la villa romana di Cottanello fino alle recenti scoperte registrate nel 2023.
A Montenero Sabino, da cinque anni, opera negli scavi del santuario della dea Vacuna l’Università francese di Lione, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti, coadiuvate da Francesca Licordari. In un terrazzamento di 1000 metri quadrati presumibilmente occupato da strutture del III secolo a.C., sono stati ritrovati resti di età romana e medievale, tra i quali un cippo con dedica alla dea Vacuna, confermando l’esistenza di un luogo di culto dell’antica Dea Sabina.
A Poggio Nativo, invece, gli archeologi del Dipartimento di Scienze dell’antichità dell’Università Sapienza di Roma, durante l’esplorazione della grotta di Battifratta hanno fatto emergere una rara statuetta femminile di argilla risalente a circa 7.000 anni fa ossia al Neolitico.
Proseguono gli scavi nel complesso archeologico Trebula Mutuesca a Monteleone Sabino, dove è stato recentemente scoperto un complesso sistema idraulico che forniva l’acqua alle comunità, risalente al I sec. a.C. grazie al gruppo speleo-archeologico Vespertilio, coordinato dagli archeologi Cristiano Ranieri e Francesca Lezzi (direttrice Museo Civico Monteleone), con la direzione scientifica di Alessadro Betori della Soprintendenza archeologica.